ENERGIA E TERRITORIO

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domenica 17 agosto 2014

[AMBIENTE] MENO DI DUE KM TRA LA CASCATA DELLE MARMORE E QUELLA DI SCORIE E VELENI: ECCO LE PRIME IMMAGINI DELLA TERZA DISCARICA PRETESA DA THYSSEN KRUPP, LAVORI IN CORSO CON ALCUNE ANOMALIE

Allargamento verso la Cascata delle Marmore in corso


Dissodato il terreno per la terza discarica

Impermeabilizzazione rattoppata

Scorie tra gli ulivi

Scorie incappucciate
Scarico discarica Valle color verde

Velocissimi a comunicare centinaia di licenziamenti, distruggendo il nostro tessuto sociale, ma persino più rapidi nel devastare l’ambiente. A Thyssen Krupp sembra ben poco importare della Valnerina e del sito naturalistico mondiale della Cascata delle Marmore: parlano da sole le prime immagini dei devastanti lavori in corso per costruire l’ennesima discarica TK, a nemmeno due chilometri dalle magnifiche acque cantate nei Grand Tour.
Sbancamenti pesantissimi, decine e decine di alberi abbattuti –si confronti l’oggi con le foto satellitari di Google Maps- tessuti di capping rammendati, pozzetti ove confluiscono preoccupanti liquidi verdastri, probabile percolato, un piezometro proprio laddove si prepara questa terza velenosa ‘montagna’ di rifiuti siderurgici, un cartello di cantiere senza descrizione alcuna, senza che siano stati fin qui minimamente risolti i gravissimi problemi determinati dalle altre due discariche (Pentima-Valle): in un simile caos si realizza il nuovo immondezzaio, dopo aver già disseminato mezza città con decine di milioni di tonnellate di scorie. Eppure il ciclo dello scarto industriale potrebbe essere chiuso ben diversamente, se solo l’azienda volesse investirci due lire. Invece è facile così, vero Thyssen Krupp?
Ai tedeschi, dunque, il profitto assoluto, possibile grazie al dumping ambientale accordato dalle autorità locali, a partire dalla donabbondesca e connivente presidenza della Provincia di Terni, competente per materia; agli italiani, segnatamente ai ternani, altri 100 anni di scorie al cromo, nichel, etc., riducendo definitivamente in cenere grandissimi appezzamenti, con prevedibili crescenti problemi sanitari, oltre al danno economico che fatalmente registreranno operatori turistici ed enogastronomici.

Il tutto in piena zona SIN, proprio laddove sarebbe dovuta partire la bonifica. Ma qui non si risana alcunché, sebbene i sensori registrino da tempo tassi elevati di metalli pesanti e di altri inquinanti nelle acque superficiali e profonde. E non esiste, nemmeno in sede governativa, uno studio idrogeologico certo e condiviso, mentre la stampa ci informa da anni su numerose indagini e processi relativi, guarda caso, alla malagestione di tali discariche. I campanelli di allarme sono risuonati tutti, ma si persevera nell’incoscienza, fino al naufragio collettivo prossimo venturo: di tutto questo e di altro saranno ancora una volta e senza indugi informati sia la locale Procura della Repubblica che il Ministero dell’Ambiente

 Italia Nostra Terni                        WWF Umbria
                                         Andrea Liberati                      Giuseppe Rinaldi



Terni, 13 agosto 2014

venerdì 15 agosto 2014

[TERNI] PIAZZA DELL'OLMO E UN ASSESSORE (TROPPO) ZELANTE



Nulla di più inedito dell’edito. Caro assessore Bucari, così lei forse avrà pensato, intervenendo nella contesa architettonico-identitaria su piazza dell’Olmo: contributo che sarebbe però stato plausibile se fosse avvenuto usando parole non solo più coerenti con la sua formazione da geometra, ma, soprattutto, citando puntualmente le fonti.
Non è infatti bello scoprire da Internet che brani del suo pezzo sono stati integralmente prelevati (leggasi copiati e incollati) dai siti on line dell’architetto Alessio Patalocco e di Homify.
Lei, tra altri dettagli, attesta che “L’idea centrale è stata infatti di coprire il pavimento con un “cielo stellato” rosa che evoca il culto della notte e le mitologie classiche”: un periodo estratto di sana pianta dai suddetti siti (http://www.alessiopatalocco.eu/architettura/39.html, http://www.homify.it/progetti/1451/piazza-dell-olmo-terni). Aggiunge inoltre che l’illuminazione rappresenta un “luogo di produzione artigianale di giorno e luogo di svago la sera”, ripreso anch’esso in modo pressoché pedissequo. Potremmo proseguire, ma sarebbe sconfortante.

Ecco: noi crediamo che i professionisti non abbiano alcun bisogno di difensori d’ufficio; di un simile patrocinio men che meno. Infatti soltanto il sostenere con parole proprie e originali l’altrui produzione intellettuale può significare comprenderla, rispettarla e persino valorizzarla. O, magari, solo riscattarne i limiti.
Le rammentiamo poi, a margine, considerando il ruolo di governo cittadino da lei ricoperto, che per mancata citazione delle fonti nei propri studi pregressi, più di un ministro, in giro per l’Europa, si è dovuto dimettere in tempi recenti.

Ecco: partiamo da qui, da questo anelito di sincerità, vivissimo in Italia specialmente nei confronti degli amministratori pubblici.
Solo così potremmo poi tornare sulle discrasie tra i rendering e l’effettiva esecuzione dei progetti o, ancora, su un centro storico che ha ormai decine di pavimentazioni diverse, decine di corpi illuminanti diversi, decine di cestini portarifiuti diversi o, ancora, sulla credibilità e l’autorevolezza di alcune Soprintendenze, le stesse che consentono un tale intervento su piazza dell’Olmo, ma lasciano parimenti abbattere le Orsoline solo qualche anno prima –e, talvolta, di peggio fanno in giro per l’Italia- Orsoline che rappresentano l’ultimo eclatante esempio dell’obliterazione storico-architettonico-monumentale invariabilmente in corso da 70 anni nel ternano, vicende su cui certune Soprintendenze hanno pesanti responsabilità, come dimostra pure l’imminente distruzione della passerella Telfer, primo passo di nuovi smantellamenti sul fronte dell’archeologia industriale.

Insomma, caro assessore, fratello ternano, proviamo a recuperare un approccio anzitutto autentico sui più rilevanti argomenti a ricaduta pubblica.
Magari scoprirà che potremmo contrapporci in serenità, arricchendoci tuttavia molto del libero confronto di idee, a prescindere dalle tesi di partenza. Un arricchimento viceversa precluso in casi come questo

                                                                                  Italia Nostra Terni

Terni, 15 agosto 2014

domenica 10 agosto 2014

[TERNI] PIAZZA DELL'OLMO E LA MEMORIA DIMENTICATA: PAVIMENTAZIONI DA RIPENSARE, INTERVENTO CHE CANCELLA LA STORIA. NON SI PROVI A FAR LO STESSO SU PIAZZA SAN FRANCESCO


Cantata da Furio Miselli, piazza dell’Olmo è uno dei pochi spazi ancora intatti della Terni pre-industriale che reca in sé testimonianze ineludibili intrise di memoria storica, a cominciare dalla morfologia di case di età tardo-medievale, per continuare con la palazzina ottocentesca, la fontanella, la pianta che vi attribuisce il nome e infine la chiesa di San Marco, uno degli edifici sacri più antichi della città, luogo caro ai frati Minori.
All’inizio della loro presenza a Terni, correva l’anno 1265, essi ottennero la possibilità di abitare nella canonica della chiesa di San Cassiano – quello che oggi conosciamo come “Cenacolo San Marco” – superando la promiscuità delle capanne arrangiate da san Francesco.
Un luogo storico, ancora intatto nella sua identità, ora non c’è più, violentato da un intervento riprovevole. In nome della destinazione odierna che l’ha battezzata come snodo del circuito ternano della ‘movida’, la riqualificazione non tiene minimamente conto dei valori immateriali racchiusi in quello slargo. Il progetto – dichiarato “esemplare”, ma che, a ben vedere, potrebbe esserlo davvero solo se applicato in altri contesti – ha finito per stravolgere il gusto estetico della piazza di per sé identitaria e ora caricata di significati “altri” assolutamente incompatibili con la storia di quello spazio. Ciò che poi dimostra assoluta inconsapevolezza è la pavimentazione: ci si domanda come sia possibile autorizzare un intervento del genere senza uno studio preliminare sulla morfologia storica che, sappiamo con certezza, era composta da materiali molto più congrui come il cotto e la pietra calcarea di Vascigliano, documentati in un saggio che la stessa Italia Nostra presentò negli anni Ottanta e che altre autorevoli personalità, come gli architetti Leonelli e Struzzi, hanno attestato nei loro studi.
Si dimostri allora l’opportunità di cancellare la memoria storica con lavori discutibili e in taluni casi impropri, come le orribili “vele” che ingombrano terribilmente la piazza e offendono il verticalismo degli alberi, creando una sensazione di disagio e di spiacevole oppressione. Un simbolo dell’identità cittadina – quella che in molti tendono a cancellare, forse perché non la conoscono affatto – ridotto ad un “patchwork lapideo, un nuovo episodio di obliterazione storico-culturale che impone per l’ennesima volta, magari prima che siano distrutte le residue testimonianze del passato, un richiamo forte a una presenza stabile sul nostro territorio da parte della Soprintendenza per i BBAAPP, gendarme di un patrimonio altrimenti destinato a morire nella trascuratezza fino, appunto, alla sua stessa completa rimozione, non di rado cagionata anche da inammissibili dinamiche clientelari.
Quel che preoccupa è che ora si vorrebbe intervenire strutturalmente su un altro luogo chiave della Terni medievale: piazza San Francesco e il sagrato del Santuario, cuore religioso del centro storico, che l’anno prossimo si accinge a celebrare il 750° anniversario dalla fondazione. Non permetteremo alcuno scempio su questa piazza, né interventi dissacranti della storia laica e religiosa della città.
Qualsiasi iniziativa del genere sarà ostacolata con richiesta di vigilanza immediata al Ministero dei Beni Culturali, facendo appello all’art. 45 del Codice dei Beni Culturali che tutela l'integrità della nostra storia, impedendo interventi che danneggino contesto ambientale e decoro. Piazza san Francesco dovrà piuttosto rappresentare il segno della conversione architettonica, un cambio di rotta improntato al rispetto e alla sensibilità nei confronti di valori immateriali e materiali che non possono essere svenduti da alcuno

                                                                                              Italia Nostra Terni


Terni, 10 agosto 2014

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