Nulla di più inedito dell’edito. Caro assessore Bucari, così lei forse avrà pensato,
intervenendo nella contesa architettonico-identitaria su piazza dell’Olmo: contributo che sarebbe però stato plausibile
se fosse avvenuto usando parole non solo più coerenti con la sua formazione da
geometra, ma, soprattutto, citando puntualmente le fonti.
Non è infatti bello
scoprire da Internet che brani del suo pezzo sono stati integralmente prelevati
(leggasi copiati e incollati) dai siti on
line dell’architetto Alessio Patalocco e di Homify.
Lei, tra altri
dettagli, attesta che “L’idea centrale è stata infatti di coprire il pavimento con un “cielo
stellato” rosa che evoca il culto della notte e le mitologie classiche”: un periodo estratto di sana pianta dai suddetti siti (http://www.alessiopatalocco.eu/architettura/39.html, http://www.homify.it/progetti/1451/piazza-dell-olmo-terni). Aggiunge inoltre che l’illuminazione rappresenta un “luogo di produzione artigianale di giorno e
luogo di svago la sera”, ripreso anch’esso in modo pressoché pedissequo. Potremmo
proseguire, ma sarebbe sconfortante.
Ecco: noi crediamo che i professionisti
non abbiano alcun bisogno di difensori d’ufficio; di un simile patrocinio men
che meno. Infatti soltanto il sostenere con parole proprie e originali l’altrui
produzione intellettuale può significare comprenderla, rispettarla e persino
valorizzarla. O, magari, solo riscattarne i limiti.
Le rammentiamo poi, a margine,
considerando il ruolo di governo cittadino da lei ricoperto, che per mancata
citazione delle fonti nei propri studi pregressi, più di un ministro, in giro
per l’Europa, si è dovuto dimettere in tempi recenti.
Ecco: partiamo da
qui, da questo anelito di sincerità, vivissimo in Italia specialmente nei
confronti degli amministratori pubblici.
Solo così potremmo
poi tornare sulle discrasie tra i rendering
e l’effettiva esecuzione dei progetti o, ancora, su un centro storico che ha
ormai decine di pavimentazioni diverse, decine di corpi illuminanti diversi,
decine di cestini portarifiuti diversi o, ancora, sulla credibilità e l’autorevolezza
di alcune Soprintendenze, le stesse che consentono un tale intervento su piazza
dell’Olmo, ma lasciano parimenti abbattere le Orsoline solo qualche anno prima
–e, talvolta, di peggio fanno in giro per l’Italia- Orsoline che rappresentano
l’ultimo eclatante esempio dell’obliterazione
storico-architettonico-monumentale invariabilmente in corso da 70 anni nel
ternano, vicende su cui certune Soprintendenze hanno pesanti responsabilità,
come dimostra pure l’imminente distruzione della passerella Telfer, primo passo
di nuovi smantellamenti sul fronte dell’archeologia industriale.
Insomma, caro
assessore, fratello ternano, proviamo a recuperare un approccio anzitutto
autentico sui più rilevanti argomenti a ricaduta pubblica.
Magari scoprirà che
potremmo contrapporci in serenità, arricchendoci tuttavia molto del libero
confronto di idee, a prescindere dalle tesi di partenza. Un arricchimento
viceversa precluso in casi come questo
Italia
Nostra Terni
Terni, 15 agosto
2014
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